giovedì 25 gennaio 2018

Recensione | Gita al faro - Virginia Woolf

Buon pomeriggio Readers! Oggi vi parlo di un grande classico, un libro che ho affrontato di recente e che sono finalmente riuscita ad apprezzare. Il titolo è Gita al faro, opera di Virginia Woolf che anni fa non avevo compreso, tuttavia a Dicembre mi era ricapitato tra le mani questo piccolo volume e leggendo l'incipit non ero quasi più riuscita a fermarmi. Un libro che mi ha molto sorpresa in questa seconda lettura e che visto il doodle di google di oggi ho deciso di riprendere e parlarvene.


Oggi è infatti il 136° anniversario della nascita di questa grande autrice che tanto ha sofferto in vita, sino al suicidio nel 1941, quanto le sue parole sono state in grado di rompere gli schemi del tempo, ampliando una visione introspettiva del mondo e soprattutto della donna.

Ma ecco qualche informazione sul libro, per chi non lo conoscesse...



Titolo: Gita al faro
Autore: Virginia Woolf
Editore: BUR Rizzoli
Data di uscita: 1 Luglio 2007
Tascabile: 8.00 €
Prima pubblicazione: 1927

VIRGINIA WOOLF nacque a Londra nel 1882. Figlia di un critico famoso, crebbe in un ambiente letterario certamente stimolante. Fu a capo del gruppo di Bloomsbury, circolo culturale progressista che prendeva il nome dal quartiere londinese. Con il marito fondò nel 1917 la casa editrice Hogarth Press. Grande estimatrice dell’opera di Proust, divenne presto uno dei nomi più rilevanti della narrativa inglese del primo Novecento. Morì suicida nel 1941. 

TRAMA In una sera del settembre del 1914, la famiglia Ramsay, in vacanza in una delle isole Ebridi, decide di fare l'indomani una gita al faro con alcuni amici. Per James, il figlio più piccolo, quel luogo è una meta di sogno, densa di significati e di misteri. La gita viene però rimandata per il maltempo. Passano dieci anni, la casa va in rovina, molti membri della famiglia sono morti. I Ramsey sopravvissuti riescono a fare la gita al faro, mentre una delle antiche ospiti finisce un quadro iniziato dieci anni prima. Passato e presente si intrecciano, il tempo assume un diverso significato.

Quando ho iniziato a rileggere questo libro sono stata travolta dallo stile dell'autrice, influenzato sicuramente dalla narrazione del suo tempo, e in particolare dall'espediente del flusso di coscienza che utilizza ampiamente in questo romanzo e che ne è anzi la struttura portante.
L'incipit in sé è una vera sorpresa, Virginia Woolf ci catapulta infatti nel mezzo di un dialogo che si trasforma poi in un continuo di pensieri che narrano le vicende, il contesto, i personaggi.
«Sì, naturalmente, se domani sarà bello» disse la signora Ramsay. «Ma dovrai alzarti all'alba» aggiunse.Per suo figlio quelle parole furono messaggere di una gioia straordinaria, come fosse ormai deciso che la gita avrebbe avuto luogo, che il prodigio atteso con tanta ansia, per anni e anni gli sembrava fosse ora, dopo una notte di oscurità e un giorno di navigazione, a portata di mano. Poiché, già all'età di sei anni, apparteneva a quel numeroso clan che non sa isolare un sentimento dall'altro, ma non può impedire alle prospettive future, con le loro gioie e le loro pene, di distendere una nube su quanto è a portata di mano, poichè per gente di questa natura, sin dalla prima infanzia, ogni rivolgimento della ruota della sensazione ha il potere di cristallizzare e fissare il momento da cui dipendono le tenebre e lo splendore, James Ramsay, seduto sul pavimento a ritagliare le illustrazioni del catalogo dei Magazzini Militari, mentre sua madre parlava, circondò l'immagine di un frigorifero di una gioia celestiale.
E proprio questo stile, con le sue complessità e i periodi tanto estesi, rende tuttavia la lettura non troppo semplice, seppur scorrevole, un continuo susseguirsi di parole che in alcuni punti risulta fin troppo contorto e macchinoso, ma che affascina proprio grazie alla sua particolarità. Un tipo di narrazione che ha richiamato nella mia mente le opere di Joyce e che personalmente trovo geniale ed entusiasmante.

Le parole sono quindi le protagoniste di questo volume, i pensieri che esse creano e articolano rendono profonda anche la più tranquilla situazione o vicenda, oltrepassando il superficiale e le apparenze, scendendo in profondità nella mente della signora Ramsay prima e di Lily Briscoe, un'amica di famiglia, poi.
Ma come funzionano le cose? In che modo giudichiamo la gente o ce ne formiamo un'impressione? Su che base sommando una cosa all'altra, concludiamo che proviamo simpatia o antipatia? E, in ogni caso, qual è il significato di queste parole? Mentre se ne stava apparentemente attonita accanto al pero, si sentì invadere da immagini di quei due uomini, e seguire i pensieri era come seguire una voce che parla troppo in fretta per riuscire a prendere nota di quanto dice; e tale voce era la sua stessa voce, che diceva senza bisogno di suggerimento cose innegabili, eterne, contraddittorie; al punto che persino le fessure e le protuberanze della corteccia del pero vi rimasero irrevocabilmente fissate per l'eternità.
Una storia narrata in tre tempi, La finestra, Il trascorrere del tempo e Il Faro, il primo e l'ultimo quasi specularmente a dieci anni di distanza a formare un cerchio, due giorni isolati nel tempo che sono però legati indissolubilmente dal significato intrinseco dell'intero romanzo. Un inizio e una fine che l'autrice sceglie di evidenziare anche con il ritratto della signora Ramsey e del piccolo James, che Lily aveva iniziato a dipingere allora e che solo dopo dieci anni, nell'ultima riga del romanzo terminerà.

Così poi come la signora e il signor Ramsay rappresentano i due poli protagonisti, tra istinto e ragioneLa finestra rappresenta una dimensione gioiosa e allegra della famiglia Ramsay e degli amici, mentre Il Faro riporta una visione più grigia e oscura degli stessi personaggi, deceduti o logorati dal tempo e dalla guerra, dalle sofferenze della vita e plasmati da dieci anni di amarezze. Un ciclo quindi che si rispecchia nella struttura, nella simbologia e nelle vicende legate alla famiglia Ramsay, che Virginia Woolf ha perfettamente disegnato con maestria in quest'opera densa di sensazioni ed emozioni.

Unica mia lettura di questa autrice, Gita al faro è forse uno dei più bei classici che abbia mai letto e che consiglio vivamente di affrontare per comprendere meglio la celebre scrittrice, le sue idee e la sua vita perchè in quest'opera è noto quanto abbia riversato su carta la sua realtà, attraverso i personaggi e il simbolismo che accompagna ogni parola.

Un libro che con la sua forza introspettiva mi ha aperto ad una visione più completa su un tempo e una realtà a me tanto estranei, ma che che hanno plasmato una donna tanto forte quanto fragile quale è stata Virginia Woolf.

Consiglierei questo libro... a chi è in cerca di un romanzo per riflettere, immergersi nella lettura e perdersi tra le parole, ritrovarsi ed emozionarsi.

2 commenti:

  1. Ciao, Francesca! Io questo romanzo ancora non l'ho letto, ma ho letto altri due suoi romanzi, e devo dire che la Woolf si annovera fra le mie autrici preferite ☺☺

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    1. Ciao! Io invece ho letto solo questo, ma mi incuriosisce, quali altri suoi romanzi hai affrontato? :)

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